Monte Guglielmo

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Monumenti al Redentore

Alla fine del XIX secolo, Papa Leone XIII propose la costruzione di venti monumenti per un grandioso omaggio a Dio[1], da edificarsi su altrettanti monti nelle diverse regioni italiane. L’idea fu subito accolta dalle diverse diocesi che crearono un comitato per la decisione delle venti località dove dovevano essere situati i monumenti, arrivando a stipulare più mappe dei siti.

Nel 1900 vennero murati nella Porta Santa della Basilica di San Pietro i venti mattoni provenienti dai rispettivi comitati locali, ed una pergamena esplicativa.

I venti monti indicati dal Comitato Centrale erano i seguenti:

  1. Mombarone, Piemonte settentrionale;
  2. Monviso, Piemonte meridionale;
  3. Monte Saccarello, Liguria;
  4. Monte Guglielmo, Lombardia;
  5. Matat, Veneto;
  6. Monte Cimone, Emilia-Romagna;
  7. Corno alle Scale, Toscana settentrionale;
  8. Monte Amiata, Toscana meridionale (vedi croce del Monte Amiata);
  9. Monte Vettore, Umbria e Marche settentrionali;
  10. Monte Cimino, Viterbese;
  11. Monte Guadagnolo, Regione Romana;
  12. Gran Sasso d’Italia, Abruzzo settentrionale;
  13. Majella, Abruzzo meridionale;
  14. Monte Altino, Campania occidentale;
  15. Monte Acero, Campania interna;
  16. Martina Franca, Salento;
  17. Montalto (Aspromonte), Calabria;
  18. Monte San Giuliano, Sicilia;
  19. Monte Ortobene, Sardegna (vedi Statua del Redentore (Nuoro));
  20. Monte Capreo, Lazio [4].

Alcuni monumenti furono però realizzati solo in parte, o dopo tempo, come quelli sui monti Vettore e Cimino.

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