Monte Guglielmo

.. a due passi dal Paradiso

L’ aiuto di Sindaci e Parroci del territorio valtrumplino e sebino.

Per portare a termine il progetto Giorgio Montini chiese l’aiuto dei sindaci e dei parroci del territorio valtrumplino e sebino.

Così scriveva a Giovanni Sina, sindaco di Zone, il paese famoso per le sue piramidi di terra che, quasi in un gioco di equilibrio, sostengono enormi macigni di pietra.
Stimatissimo signor Sindaco, fra le opere destinate a commemorare religiosamente le opere del XIX secolo e il principio del XX v’è l’erezione di altrettanti monumenti sopra le alte montagne d’Italia, in onore di Gesù Cristo Redentore e in memoria dei secoli della Redenzione. Alla provincia di Brescia fu accordato di possedere uno di questi monumenti regionali, e sarebbe designata la vetta del Guglielmo per erigervi una statua o una grande croce o una cappella, a seconda delle offerte che si stanno raccogliendo nelle varie provincie della zona circostante (Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Mantova, Cremona). Ora siccome il terreno sul quale dovrebbe sorgere tale ricordo omaggio appartiene al comune di Zone, mi rivolgo a lei per chiederle in via privata, riservandomi poi di farle la domanda ufficiale, se Ella e gli onorevoli suoi colleghi della giunta municipale siano disposti personalmente a fare buona accoglienza al progetto per la necessaria concessione d’area. Si tratterà di una trentina di metri quadrati …. Credo superfluo farle osservare l’importanza della cosa che conferirà al Comune un posto onorifico, e richiamerà grande concorso di gente per le solenni feste dell’inaugurazione, ed anche in seguito perchè la vetta del Guglielmo sarà meta frequente di visitatori” .

Il sindaco rispose all’ appello con apporti determinanti che favorirono non poco il compiersi dell’ impresa.

Al parroco di Pezzoro, don Omobono Piotti, piaceva molto l’idea del monumento sulla montagna cara alla sua gente e nelle prediche sollecitava la raccolta di offerte. Erano pastori e contadini, ma qualche soldo per le opere religiose lo trovavano sempre.
“Pezzoro 13 aprile 1901.
Egregio signore, il piccolo e povero, ma sempre generoso Pezzoro, onorato e lieto fra i venti monti monumentali in Italia a ricordo dei venti secoli della Redenzione sia stato scelto dalla Commissione esecutiva bresciana il Guglielmo, su cui da tanti secoli sorridente, come figlio fra le fidate braccia paterne, dolcemente si asside e da cui ha ricevuti innumerevoli benefici; pieno di riconoscente affetto in memoria dei trenta tre anni nei quali il Divin Redentore peregrinò sulla terra facendo del bene a tutti e mostrando una speciale predilezione sui monti sui quali svelò il più recondito e profittevole arcano della sua dottrina celeste, fece vaga mostra della sua divina potenza, rivelò gli splendori della sua gloria, inviò all’Eterno Suo Genitore le più fervide preghiere per la sua Chiesa ,e per tutta l’ umanità, e consumò il sacrificio voluto della sua infinita e sviscerata carità, offre per l’erigendo monumento lire 33 dolente di non poter fare di più come sarebbe ardentissimo desiderio devotissimo Piotti don Omobono parroco

P.S. Sarebbe cosa desiderabile che venisse lasciata una chiave dell’ erigenda cappella al molto reverendo parroco pro tempore di Pezzoro”.

Reperire il denaro per pagare la costruzione non fu facile. “Ciò che ci imbarazza è la questione finanziaria. L’esecuzione dell’ opera importerà circa 12 mila lire e la competenza del progettista che fu scelto principalmente per questo ci assicura che non si sorpasserà tale somma, calcoliamo per lo meno altre 2 mila lire per spese di stampa, posta, pubblicità, doni ai collettori, feste ecc. e lire 1000 per imprevisti sono quindi 15000 che dobbiamo raccogliere” scriveva Giorgio Montini il 12 agosto 1900 al vescovo di Brescia, Giacomo Maria Corna Pellegrini.

La cappella al Redentore avrebbe dovuto svettare nel cielo del Guglielmo alla fine del secolo, ma mancò all’appuntamento, il lavoro dei muratori fu reso più duro e più lento dal maltempo che imperversò per lungo tempo sulla montagna e i cinquanta uomini dovettero restare ancora parecchi mesi a lavorare per tutta la durata del giorno per poi andare a dormire nelle baracche di legno messe a disposizione dal Comune di Zone.

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